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Dalla Chiesa, Fumagalli, Antoniazzi, Ferrante. Quel che resta degli sfidanti sconfitti

Posted in Focus, Storia with tags , , , , , on 2 ottobre 2010 by duemilanundici

A Milano un sindaco di centrosinistra manca dal 1992. Per alcuni, anche da molto prima. Perchè quelle giunte rosso-verdi guidate dal socialista Pillitteri, a ridosso della bufera Tangentopoli (1987-1990 e 1990-1992), ad una parte della sinistra proprio non sono andate giù.

Superata la parentesi Borghini, cresciuto nelle giovanili del Pci e poi scivolato tra le braccia dei socialisti, Milano torna a votare nel 1993 con una classe politica azzerata, orfana -di fatto- di socialisti e democristiani. Vincerà il leghista Formentini, consegnando all’albo degli sconfitti del centrosinistra Nando Dalla Chiesa, 43 anni, appena entrato in politica, e in parlamento, con il Movimento La Rete. Negli anni successivi altri due mandati parlamentari coi Verdi e con la Margherita, e un ruolo da sottosegretario nell’ultimo governo Prodi. Oggi, un presente da giornalista e da docente di sociologia della criminalità organizzata alla Statale di Milano.

Quattro anni più tardi, con un decennio di anticipo sulle alchimie neo-democratiche, il centrosinistra gioca una carta a sorpresa e pesca addirittura tra i giovani di Confindustria: Aldo Fumagalli Romario, 38 anni, attivo nel settore dei gas industriali e rampollo di una ricca famiglia monzese. Fumagalli non ce la fa, perde 53 a 47, guadagnando però quasi 20 punti al ballottaggio da Rifondazione e Lega e, perse le elezioni, abbandona subito il consiglio comunale e torna a fare l’imprenditore. Mestiere che ricopre, con discreto successo, ancora oggi come Presidente del gruppo Sol.

Nel 2001, in piena debacle nazionale, il centrosinistra prova a intercettare la sinistra cattolica con Sandro Antoniazzi, ex segretario regionale della Cisl, uomo al di sopra di ogni sospetto, chiamato a dirigere l’albergo Pio Trivulzio in piena tangentopoli dopo l’arresto di Mario Chiesa.
Antoniazzi la spunta all’ultimo su Gianni Rivera nella scelta all’interno dello schieramento, ma contro Albertini incassa una sconfitta pesantissima, perdendo con 27 punti di distacco sul rivale. Poco male, rimane in consiglio comunale e da lì farà opposizione per i quattro anni successivi. Oggi presiede il consorzio della Cascina Cuccagna, è attivo nel partito democratico in zona 5 e sostiene la candidatura di Stefano Boeri.

 

Bruno Ferrante. L'ex prefetto aveva sconfitto alle primarie del centrosinistra il premio nobel Dario Fo, Milly Moratti e Davide Corritore. I due sono poi stati candidati ed eletti con la sua lista civica

 

Ultimo in ordine di tempo l’ex prefetto Bruno Ferrante, che perde al primo turno con il 47%. Lo sconfitto fa eleggere con la sua lista quattro consiglieri, ma nemmeno un anno più tardi abbandona Palazzo Marino per trasferirsi a Roma come Alto Commissario anticorruzione,  a capo di un’authority che lui stesso definirà “una scatola vuota”. L’ultimo incarico, il più controverso, è per Impregilo, il gigante delle costruzioni impegnato in molti appalti  lungo tutto il territorio. Attraverso due controllate è chiamato ad occuparsi della gestione dei rifiuti di Napoli.
Milano intanto è sempre più lontana, il suo gruppo consiliare ha già cambiato nome, e il suo soggiorno temporaneo nella politica meneghina lascia un po’ di amaro in bocca agli elettori del centrosinistra.

Per i quattro candidati in corsa oggi è presto per prendere impegni in caso di eventuale sconfitta con la Moratti. La priorità, per ora, sembrano le primarie.
Nessuno si pronuncia sul proprio destino per il dopo elezioni. Se attivi in consiglio comunale a capo dell’opposizione, o di ritorno alle proprie attività.
Si vedrà, studi professionali permettendo.